Era una notte buia e tempestosa, la pioggia flagellava le case e le strade di Port Rom, rendendole infide e melmose. Il vento fischiando tra i vicoli della città portuale raggelava l’anima. In uno di questi oscuri vicoli, si udiva un lugubre cigolio dell’insegna della bettola “ La taverna del corvo rosso “Un’ombra oscura entro in quel locale, che era considerato la peggiore locanda del porto. Nell’aprire l’uscio del locale usci una zaffata che investi le narici:Puzzo di fumo misto a sudore e rum rancido . Dietro a vecchi e sudici tavolacci di legno, sedevano gruppi di persone con sguardi torvi e dall’aspetto truce, più che uomini di mare sembravano degli incalliti tagliagole dal passato innominabile. Tra i tavoli del locale si aggiravano anche prosperose donne di malaffare, con capelli arruffati e sotto le gonne coltellacci affilati. Sguaiate risate, ed accenni a canzonacce da taverna tipo “Quindici uomini, quindici uomini su la cassa del morto yhooo.”. Si udiva da un lato del locale. Dentro ad un lungo tabarro grigio e sotto un capellaccio nero a larghe falde, tutto inzuppata, l’ombra inizio a scrutare ad uno ad uno tutti gli avventori, alla ricerca dei più loschi individui di ogni gruppo. Tutti quei tagliagole, seguivano con lo sguardo torvo i movimenti di quell’ombra che sembrava enorme. Con andatura lenta ma sicura, si avvicinava hai tavoli senza alcun timore, là dove neanche il diavolo in persona avrebbe mai osato: scegliendo quelli che avevano l’aspetto dei più crudeli. Mostrava loro un’antica pergamena, e con un ghigno crudele, proponeva un ingaggio. Quelli che accettavano la proposta, raccoglievano i loro attrezzi da lavoro: Pistole, coltelli e sciabole, per poi uscire dal locale per dirigersi verso il porto dove li attendeva il reclutatore Andreus.
Il giorno appresso vicino al porto proprio attaccato alla locanda “La Sirena “ era stato apprestato un punto di reclutamento della compagnia mercenaria di “ Fortebraccio da Testaccio “ Con un tavolo in cui era seduto Andreus il reclutatore, il tesoriere con una cassetta, contenente monete d’oro, e 4 loschi figuri con archibugi alla mano e spade hai fianchi, che facevano da guardiani. Tutto intorno si erano radunati svariati gruppi d’uomini d’arme, che la sera prima Fortebraccio travestito come un’ombra aveva chiamato a raccolta. Ogni gruppo aveva un capetto nominato dal gruppo il migliore tra di loro.
«Allora questa è la paga per tre mesi 30 dobloni, più la razzia, prendere o lasciare.»
Affermo Andreus.
«30 dobloni sono pochi per rischiare la vita,»
disse il capoccia di un gruppo di picchieri .
«Allora fuori dalle balle. Avanti: chi sa usare bene la balestra»
« Un momento»
riprese il capetto dei picchieri,
«forse non ti ricordi, ma qualche tempo fa lavorammo assieme nella missione del nuovo regno, li prendemmo molti dobloni di più »
« Sì mi ricordo: lì tutti presero di più. Bastonate, perché voi fuggiste a gambe levate,e ringraziate Fortebraccio che vi ha richiesto anche questa volta, che se era per me potevate anche andare a pascer pecore. »
Il capo dei picchieri meno baldanzoso di prima accetto la paga, firmo per tutti con la croce e si allontanarono dall’assemblea
« Allora questi balestrieri ci sono »
« Mi scusi »
,si presento kurt un mezz’uomo.
« Con la balestra non siamo bravi, ma con l’arco siamo imbattibili, e siamo anche molto affamati »
« Bene, allora ce ne servono 10, decidi tu chi e passa alla cassa »
Si avvicino allora un folto gruppo di Kenovesi, espertissimi con la balestra.
« La paga va bene quanti devono essere. »
« 20 non di più »,
rispose il reclutatore.
« Benissimo allora ci siamo tutti.»
Facendosi largo tra la folla si presento un gigante d’Albione altissimo, ma poco in carne ed una faccia infida. Come un po’ tutti gli abitanti d’Albione:
« voglio far parte della compagnia »
pronuncio con voce stentorea, abbaio il gigante. Andreus non alzo neanche lo sguardo dicendo.
« Non ce posto, il gigante già lo teniamo, avanti un altro »
L’albione sferro un pugno sopra il tavolo , rompendo il piano che fece cadere tutto in terra .
« Quando io voglio una cosa »
,disse il gigante,
« non mi si deve contraddire. »
Tutto dintorno sera fatto largo tra i mercenari, ed anche i 4 loschi figuri si erano confusi dalla reazione violenta del gigante. Rimanendo tranquillamente seduto Andreus, alzo lo sguardo verso l’albione, e guardandolo fisso negli occhi ripete,
« il gigante lo abbiamo di già »
. In quel preciso istante, richiamato dal rumore. Federico, il gigante detto anche stupradraghi amico fraterno del comandante fortebraccio da testaccio, usci dalla bettola piegando la testa,
« Allora che diavolo succede, possibile che non si può stare tranquilli a bere una botte di birra in santa pace, che subito fate casino! »
Il gigante d’Albione era di poco più alto di Federico, e rivolgendosi allo stupradraghi, gli disse
« Tu saresti colui che ha preso il mio posto? Sparisci sgorbio, il posto è mio »
disse con voce greve l’Albionese. Un gesto rapido, che non ci si aspetterebbe da una mole tanto grande, sbalordì gli astanti. Federico colpi il gigante d’Albione con un pugno allo stomaco da piegarlo in avanti, finendo l’opera con un colpo di taglio di mano alla nuca, da sembrare una randellata. Il gigante d’Albione stramazza in terra senza segni di vita.
« Buttatelo nel fiume »
ordino Federico,
« che non serve più a nessuno quello sbruffone: »
e ritorno tranquillo dentro la bettola a bere.
Andreus senza scomporsi fece portare via il corpo del gigante riassettò il tavolo e inizio di nuovo il reclutamento.
« Duellisti ce sono perbacco ?! »
« Si »
rispose un gruppo ancora un po’ frastornati da quello che era accaduto.
« Bene ne occorrono 20 , chi siete ? »
« compagnia di vespero »
« ha bene firmate qua »
. Preceduti da un paio di sonori rutti, si presentarono 4 grossi Ogre tutti sporchi di resti di cibo, e le mani anche loro sporche di grasso e sangue di chissà quale pezzo di carne ingurgitato.
« Ultimamente. Abbiamo già fatto parte di questa compagnia,ed abbiamo mangiato bene, vogliamo essere di nuovo della banda.»
, disse uno che sembrava il capo degli ogre, che aveva gli occhi un acquosi.
« Sì mi ricordo di voi ; va bene: ma andate a lavarvi però che puzzate, da fare schifo.»
« Va bene »
dichiaro il più grande dei 4 ogre
« vorrei chiedere un'altra cosa; »
in quel momento risuono nell’aria un peto, cosi forte, ma cosi forte da far tremare la terra sotto i piedi.
« Ma !? »
La faccia del Andreus era sbigottita.
« cosa è stato ? »
« Scusate,»
disse l’ogre
« non sono stato io »
rispose il 4 ogre,
« è rombo di tuono uno dei miei cugini ruttapiombo, che sta dietro di noi. Soffre di meteorismo, lo avevo avvertito di non mangiare quelle capre crude, che poi gli fanno quell’effetto. Ma lui è un capoccione, e ne è cosi goloso. Vorrebbero far parte della compagnia assieme hai suoi fratelli , ce posto ? »
« Quanti sono: »
disse Andreus.
« 3 mio signore »
;rispose uno degli ogre, e giù un altro peto .
« Va bene va bene ma quella musica cercate di suonarla in battaglia che servirà a spaventare il nemico non qui: »
tutti quelli che erano la attorno scoppiarono in una sonora risata. Un rumore di zoccoli di cavallo annuncio l’arrivo di una squadra di cavalieri che si fece largo tra la folla. Il comandante del drappello scese a terra salutando il reclutatore
« Salve Andreus, so che il comandante torna a menar le mani,in battaglia, mi ha mandato un messaggio ed eccomi qua. Allora in quale peccaminoso letto si trova quel dongiovanni del tuo capo.»
« Sono qui Voland, sono qui, »
disse fortebraccio uscendo dalla locanda, tenendo in mano un boccale di birra e nell’altra stretta in vita ad una femmina mozzafiato, con due occhi di smeraldo ed una capigliatura nera come la notte. Era molto scollacciata e provocante come ogni femmina che frequentava Fortebraccio.
« ora ho da fare »
rivolgendosi alla donna
« tienimi caldo il letto, che con te ancora non ho finito.»
Con un bacio ed una pacca sul sedere la licenzia.
« Sono tutto tuo, amico mio, entriamo a bere qualcosa, devo parlarti: nel frattempo mio buon Andreus segna tutta la compagnia di Voland,»
« bene comandante »
rispose Andreus.
Fortebraccio e Voland entrarono nella taverna e si sedettero dentro ordinando da bere, fortebraccio inizio a svelare il suo stato d’animo.
« Vedi mio buon Voland nell’ultimo lavoro che abbiamo fatto ho perso troppi uomini per colpa della magia: avevamo due maghi da baraccone, li ho cacciati a calci nel sedere, bisogna trovare dei maghi seri.»
« Mi ricordo »
disse Voland
« cero anche io l’ultima volta, e mi ricordo le mazzate che abbiamo preso per colpa di quei due maghetti incapaci: per questo mi sono premunito. Ho invitato un messaggio a due grandi maghi di mia conoscenza, roba seria: costeranno qualche doblone in più, ma sanno fare il loro lavoro seriamente. »
« Bene magnifico,»
disse Fortebraccio
« e quando dovrebbero arrivare.»
« Presto Fortebraccio molto presto,»
annui Voland
Passarono un poco di tempo a ricordare vecchie battaglie, ed avventure da letto, bevendo birra e crocchiando noci come due vecchi commilitoni. Tutto ad un tratto una luce abbagliate si sparse per l’area, paralizzando tutti. Quando si ripresero Fortebraccio e Voland dal bagliore ,corsero fuori con una pistola nella mano e la sciabola nell’altra ad affrontare un improbabile nemico : quello che videro li sconcerto. Due maghi che discutevano animatamente al centro di un branco di pecore, e maiali, dove prima vi era un assembramento di armigeri. Cosa diavolo era accaduto. Nulla di grave: soltanto che i due maghi discutendo tra di loro di magie, con i movimenti veloci delle loro mani, una magia era sfuggita al controllo ed aveva tramutato tutti gli astanti, in bianche pecorelle e rosei maialini, senza che loro,i maghi se ne fossero accorti cosi accalorati dalle loro teorie.
« Ma bene! »
disse Fortebraccio,
« abbiamo due nuovi buffoni nella compagnia : anche tu Voland mi avevi promesso che almeno uno era un mago serio, ed invece guada qui : al posto di una compagnia di mastini della guerra abbiamo una compagnia di pecorelle .»
« perdonate miei buoni signori; »
disse il più giovane dei due maghi.
« La colpa è tutta mia stavo spiegando alcune magie apprese nelle terre del nord da un certo mago Merlinus, e me n’è sfuggita una, discutendo con Nepandum, l’Oscuro Emissario, scusate tanto.»
« Va bene, va bene »
disse Fortebraccio, con un mezzo sorriso di taglio nella bocca,
« ma rimettiamo le cose in ordine altrimenti si sparpagliano a brucare erba per tutto il paese : questi sic guerrieri .»
Un rapido gesto della mano del mago, un forte luce, e tutti tornarono ad essere ciò che erano prima, feroci guerrieri. L’oscuro Emissario chiuse il discorso con il mago Arpinus affermando che le magie di Merlinus sono scherzi per nordici sciocchi. e si avvicino a Fortebaccio, fissandolo senza parlare, con i suoi occhi neri e profondi; poi dichiaro, con voce ferma .
« Si ! vedo nel profondo della tua anima che non sei del tutto malvagio in fondo al cuore scorgo ancora bontà. Verro con voi in questa missione, »
ed entro nella taverna sedendosi in un angolo a leggere un librone che aveva con se.
<« Bene signori » disse Fortebraccio da testaccio, « la compagnia è fatta si parte sabato per la città di Terni in bocca al lupo.»
Conan